venerdì 5 ottobre 2012

Ultima uscita nella collana "Sopralerighe" Via delle Ortensie di Mariano Brustio


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 “Via delle Ortensie”, racconto di Mariano Brustio, non è altro che una storia d’amore. Incastonata nella cornice raffinata di un linguaggio colorato da espressioni gergali liguri,  all’apparenza semplice, che arricchisce i dialoghi conferendo una straordinaria freschezza alla narrazione, ma ricercato e immensamente profondo nelle descrizioni dei luoghi e delle emozioni, ci restituisce il quadro delle traversie percorse dal Capitano Eugenio, marinaio genovese perseguitato da un destino sfortunato e la giovane ragazza svizzera Susanne Barbier, orfana dei genitori, cresciuta in un sanatorio immaginario della riviera ligure ed allevata poi presso una facoltosa famiglia genovese.
Il racconto percorre lo spazio temporale che va degli anni 40/45 con la guerra che fa da contorno marginale alle vicende, sino agli anni ’70 amalgamando i ricordi dell’autore e le narrazioni degli amici più intimi, con i viaggi della memoria riaffiorati dalle storie raccontate da Fabrizio De André, spaziando per luoghi tutti reali da Genova al Canada, tra terraferma e mare, passando per i poco e meno conosciuti borghi lacuali del novarese ed approdando all’entroterra ligure della riviera del Levante. Teatri che fanno da sfondo alla singolare umanità dei personaggi intorno ai quali si intrecciano in un susseguirsi di situazioni coinvolgenti e di singolare intensità nella narrazione, altre storie di personaggi all’apparenza marginali, ma che sul piano del racconto sostengono le vicende di Eugenio e Susanne, divenendo efficaci testimoni e paladini dei protagonisti dell’intera storia narrata. È il caso di Giulio e Viola, impegnati in un vincolo di amicizia che si rivelerà più preziosa che mai e che li vedrà attenti protagonisti proiettati in un vincolo per la vita, a loro volta sostenuti in tutto questo dalla complicità di Beppe e Maria, immaginari gestori di un locale d’altri tempi nel cuore di una Genova affranta dalla devastazione della guerra, nella piena ripresa economica ed industriale dalla ricostruzione post bellica sino agli anni ’70, ove le riflessioni del Capitano mettono anche in discussione il benessere materialistico senza mai arrivare agli eccessi.
L’intimità del racconto è spesso evocata dalla forma della “lettera”, nella quale il marinaio trasporta e sceglie di comunicare le proprie emozioni nella forma discorsiva che già il marinaio protagonista della storia di “Da a me riva” nella canzone di Fabrizio De André ci svela, utilizzando il canto per riportarci le vicende di alterne fortune che la realtà quotidiana in un continuo avvicendarsi di paure e dubbi, ansia e serenità, gioie e sofferenze, ricordi e speranze, che Eugenio, come il protagonista della canzone, dovrà affrontare per smarcarsi definitivamente da quel destino accanito e sgarbato, riuscendo alla fine ad aggrapparsi e trattenere quel sottile filo della fortuna che gli sta passando accanto, come nell’altro brano “Le acciughe fanno il pallone” che gli permetteranno di sigillare la sua disgraziata condizione di miserabile e realizzare i sogni e le speranze che ha nutrito in tutta la sua sfortunata esistenza.
Gli fanno da contorno personaggi, che se all’apparenza marginali come Nicola, rappresentano i pilastri sui quali ed intorno ai quali l’intero racconto prende forma e vita dando al testo una atmosfera di incantesimo nella quale ciascuno dei protagonisti è pronto a rivelarsi comunicando le proprie emozioni senza mai comunque finire nel pathos o nella commozione, consci comunque che il destino di vittime della sfortuna avrà una breve vita, come nelle narrazioni delle canzoni di Fabrizio De André, che seppure mai citato, emerge nella personale memoria dell’autore e si srotola nel racconto redatto volutamente senza repentini cambiamenti di piano, a volte facendo uso di flash-back per rievocare “passaggi di tempo” necessari e imprescindibili, da una pagina all’altra, servendosi volutamente di un linguaggio che attraversa le epoche narrate e le personalità dei personaggi.
Il nonno di Eugenio e lo zio di Susanne, entrambi all’apparenza burberi, saranno coloro che con il loro amore risolveranno e daranno vita allo svolgimento ed alla conclusione della vicenda, per far riabbracciare Eugenio e Susanne ed unirli nella loro famiglia ricostituita e ricostruita, insieme al piccolo Jacques, inconsapevole protagonista principale che per entrambi rappresenta l’interruzione dell’isolamento scelto l’uno fra le sicurezze e comodità della Svizzera, l’altro fra le colline dell’entroterra della riviera del Levante, intento nella coltivazione dei suoi ulivi, contadino fronte mare per scelta di appartenenza.
A tutto questo fa da contorno la superba bellezza della città di Genova, città dai due volti e dalle mille facce, dai grifoni sullo stemma per anni rappresenti con la coda abbassata poi finalmente e di nuovo in alto, a suggello della ritrovata indipendenza, che per anni ed ancora oggi è stata definita città superba, accogliente e multietnica, deliziosamente restaurata, ma dai carruggi impercorribili, tanto silenziosa quanto fragorosa, dai tramonti mozzafiato ai cantieri navali inguardabili, percorsa nei suoi vicoli più sconosciuti, sino al bacino del porto antico e di quello moderno, fra gli scali ferroviari di una città in piena trasformazione industriale e messa lì a rappresentare il “porto sicuro” da cui salpare ed a cui riapprovare un giorno, dove ancora oggi esistono nei carruggi interni più sconosciuti quelle trattorie dove per pochi soldi ci si può rifocillare, e che nel racconto fanno da perno intorno al quale si svolge parte della vicenda, in una atmosfera familiare e casalinga a pochi passi dal porto e ritrovo per tanti poveracci e marinai in cerca di un po’ di vero calore, di bella compagnia e di un buon bicchiere di vino. Dove il raggiungimento della felicità è un prezzo tanto salato da dover pagare.
“Via delle Ortensie”, è comunque, e non solo, il racconto di un viaggio, quello di Eugenio, marinaio per occasione e non per vocazione, a cui la malvagità, la superbia e l’orgoglio degli uomini hanno impedito per lungo tempo il rientro nella sua casa e imposto la lontananza e l’assenza dai suoi affetti più cari, in una sorta di latitanza forzata in giro per il mondo che gli ha mostrato anche la facilità con cui la maggioranza emarginano nella prigione anche i poveracci senza colpa.
Il racconto non è costruito con una precisa suddivisione in capitoli, ma in una narrazione continua ove solo la chiosa finale lascia aperta e fa intravvedere un prosieguo della storia già presente nella memoria dei narratori e dell’autore.
Il finale del romanzo con l’incontro tanto atteso fra il Capitano, Susanne e il piccolo Jacques è una pagina di rara poesia, scritta con un timido bacio nel palmo della mano dell’amata e il dono di una piccola ortensia nell’altra, come a ridare una nota di colore e vigore alla storia d’amore finalmente ricominciata e con il regalo di un piccolo faro del Canada a Jacques, per illuminare le notti e scansare le paure, piccola luce da non spegnersi mai e attorno alla quale prenderà vita finalmente il futuro di una bella famiglia.

  www.vetrinadelleemozioni.com
 



Fernanda Pivano, Mariano Brustio e Dori Ghezzi



DIRITTI IMMAGINE DI COPERTINA
Ortensia di Sabina Alcorn ©2012
Acquerello su carta Fabriano
48,3 cm x 33 cm
Bordo ornato di Stephen Alcorn
Archivio Alcorn • Cambridge, NY
www.alcorngallery.com

Titolo: Via delle Ortensie
Autore: Mariano Brustio
Editore: Rupe Mutevole edizioni
Collana: Sopralerighe
Direttrice di collana e Curatrice d’opera: Gioia Lomasti
Codice: Isbn 978 88 6591 238 6
Prezzo: 15,00 €



Mariano Brustio, classe 1959, ha collaborato alla stesura dei volumi su Fabrizio De André E poi il futuro – Mondadori 2001, Belin, sei sicuro? – Giunti 2003, come coautore al libro Volammo Davvero – Bur 2007, e per diversi mesi ha lavorato fianco a fianco a Fernanda Pivano durante la preparazione del volume The Beat Goes On. Storico socio fondatore della omonima Fondazione, ha curato decine di mostre itineranti su Fabrizio De André e la sua opera, dal 2000 ad oggi. Ha pubblicato suoi scritti e collaborato alla realizzazione del CD “Ed avevamo gli occhi troppo belli” ed al DVD “Ma la divisa di un altro colore” per la “editrice A”, con la quale tuttora collabora pubblicando articoli sulla rivista mensile “A”. Ha collaborato alla realizzazione del DVD “Fabrizio De André in Concerto” – BMG-Ricordi 2004 curandone la dettagliata discografia ufficiale. Ha recensito racconti e romanzi di vari autori, non solo in ambito musicale e ne ha curato la presentazione pubblica in Italia. Informatico per occasione più che per vocazione, vive e lavora accanto al lago Maggiore.
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                                      Inserimento a cura di Matteo Montieri per vetrinadelleemozioni.com

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